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LES PLAGES D'AGNES Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 settembre 2009
 
di Agnes Varda (Francia, 2008)
 
Ma come si svolge, la vita di un cineasta? Di una, anzi, delle prime donne cineaste: “non ho mai preteso avere ispirazioni divine, e nemmeno artistiche; ma uno sguardo, una visione particolare sulla realtà. La realtà mi permette di reinventarla. Non ho quasi memoria. E allora la ritrovo nei miei film; nei quali riscopro la mia sostanza. Sono le spiagge della mia vita. Un collage, un quaderno sul quale incollare un disegno, il ritaglio di un giornale, una foto di famiglia.”

A oltre ottant'anni, Agnes Varda inventa un auto-documentario meraviglioso. Sono i tanti specchi che lei dispone all'inizio del film nella sabbia, dove si smorzano le onde: riflessi magici da fotografare e filmare non per rivedersi, non solo per cogliere le infinite prospettive del mare, delle spiagge abitate a partire dal Belgio natale, Sète, la Senna, Los Angeles, Noirmoutier, fino a quella ricreata per strada sotto casa a Parigi, rue Daguerre. Ma per una ragnatela, un mosaico di sfrenata fantasia, invenzione e malinconia, umorismo e gravità, nel quale mettere in scena sé stessa. Fra i suoi film, i suoi luoghi, le sue conoscenze celebri o meno, gli inizi di fotografa ad Avignone con Jean Vilar, il teatro, i rinvii a Bunuel, Brassai o Magritte, gli incontri con Calder, Chris Marker o Michel Legrand. E quindi il cinema così innovatore fra gli anni Cinquanta e Sessanta, i volti di una bellissima Deneuve e degli imberbi Noiret, Piccoli, Depardieu o…Harrison Ford. L'inizio del lungo, tenerissimo e infine straziante cammino con il compagno di vita Jacques Demy, straordinaria presenza silenziosa in filigrana di ogni momento del film (con Godard che suggerisce al produttore Demy, ed il risultato è LOLA; e Demy che a sua volta gli parla di Varda, ed ecco CLEO DE 5 A 7) l'impegno femminista, Cuba, la Cina, gli Stati Uniti, il mestiere, le amicizie e soprattutto la famiglia.

Camminando letteralmente all'indietro, la regista di SANS TOIT NI LOI non rientra nel passato, ma nella sua reinterpretazione poetica. Con pudore immenso ma immaginazione incontenibile, in una sorta di surrealismo incantato, mette in fila i documenti reali di tutta un'epoca, con l'intimità aggiunta del suo commento così personale; con, accanto alle esposizioni fotografiche o alla sua ultima installazione alla Fondazione Cartier, le sequenze che non sarebbero dispiaciute a Fellini di lui che risale la Senna, fra i ponti di Parigi, vele al vento a bordo di una fiabesca feluca.

Evitando le pretese del romanzo come le illusione del diario, il film è un percorso dalla libertà, e quindi dalla sincerità, assoluta; di una disinvoltura, di una gioia, di una commozione del dire (la rievocazione, pregna di emozione, di coloro che non ci sono più) che fa risaltare crudelmente certi prodotti asettici che inondano il nostro quotidiano. LES PLAGES D'AGNES possiede una densità che, sotto l'apparente felicità dei risultati, rivela la complessità di un lavoro di genio. La miscela incredibile di foto e spezzoni, documenti e sequenze messe in scena dirigendo gli attori, i sogni, le invenzioni fantastiche e le esplorazioni degli ambienti fluiscono in una rivisitazione commovente e esaltante del tempo e della memoria semplicemente incantevole.


   Il film in Internet (Google)

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